La Paz, 12 Novembre 2005
Quanto manca alla capitale?
Venti minuti – dice l’autista.
Scendo dal bus per far circolare il sangue dopo una notte di
torture, incassato in un sedile troppo stretto e sballottato su e giù da
ammortizzatori troppo vecchi per lavorare. Il pullman è fermo sul ciglio
della strada e, a pochi metri dal portello, le donne, indifferenti
ai miei sguardi meravigliati, urinano alzando con le braccia gli ampi
lembi delle loro gonne. Faccia ai campi che bordano l’asfalto e bombetta
ben ferma sulla testa. Pochi secondi ed eccole pronte. Nessuna toilette, nessun
imbarazzo. Venti metri più in là un nugolo di uomini ripetono quel gesto con la
semplicità che madre natura ci ha insegnato prima ancora che la morale e la
vergogna lo abbiano segregato tra quattro mura.
Perché ci siamo fermati?
Controllo doganale.
Ma non siamo al confine.
Non risponde l’autista. Esperto e sapiente, ride dietro i
baffi, della mia ingenuità.
Un gruppo di donne si accende di passione.
Mi avvicino cercando di capire.
Una le dirige. La vedo in faccia.
Viso tondo, grosso labbra carnose e occhi luciferi.
La Paz – penso - in fondo è la città delle streghe.
Le trecce nere si agitano. Di spalle le donne sembrano
innalzare un muro.
Centoquaranta dice la strega. Non uno di più.
Faccio tre passi in avanti. Lo sguardo all’orizzonte,
l’attenzione a quel conciliabolo.
Ecco l’autista.
Quanto si guadagna in Bolivia? – chiedo.
Per vivere normale? Novecento bolivianos, senza sprechi e
divertimenti. Ma la media arriva a malapena a cinquecento.
Si dirige verso le donne e la strega gli porge un mucchio di
soldi: centoquaranta a testa. Non di più.
L’autista annuisce e si dirige verso un poliziotto. Consegna
il denaro. L’uomo, basso e tarchiato, intasca senza fretta e senza paura.
Fa un cenno di assenso con la testa. Il bus può ripartire.
Mi trovo circondato dalle donne che hanno sciolto
l’improvvisata riunione.
Speravo di guadagnare di più - dice una.
E l’altra: con i miei giocattoli ci rientro.
Un’altra ancora annuisce e aggiunge: la prossima volta non
cederemo. La cifra è troppo alta.
Sono l’ultimo a salire. Dietro di me solo l’autista: dalle
parti tue non succede?
Eccome rispondo io, ma certa gente arriva direttamente al
governo.
Annuisce e ride perché sa che è vero.

Nessun commento:
Posta un commento