
TODO CAMBIA ...
domenica 5 agosto 2012
Tabacco
Disponibile anche in versione e-book su: Amazon, ITunes, Feltrinelli
Siviglia, febbraio 1838. Quella notte, con i nervi a fior di
pelle e la gola chiusa dalla nausea, Universo Diaz continuò a marciare avanti e
indietro nella sua stretta cella. Quattro mura di pietra, nere di sporcizia, con
due sole aperture: la porta di ferro e in alto una fessura dalla quale spuntava
un rettangolo di cielo nero. Una ciotola con una stoppino e dell’olio era
appesa sopra un bugliolo nauseabondo che serviva da latrina, e lungo la parete
erano sistemati alcuni pagliericci non occupati, se non dalla pulci. Aveva
udito alcuni sventurati come lui gridare, accompagnati dai soldati. Alla fine,
stremato, si era sdraiato respirando ancora il sapore della bella marchesa che
i suoi vestiti ancora esalavano. I suoi pensieri erano agitati dall'ansia di
dover essere interrogato. Una voce lontana, lo raggiunse: “Ci uccideranno.
Nessuno di noi resterà vivo”. L’idea di morire lo spaventava più di quanto si
aspettasse. Meno delle torture che avrebbe certo subito. Lo avrebbero
costretto a confessare cose a lui sconosciute. Era caduto in una trappola e,
solo in quel momento, aveva capito che l’obiettivo era molto più in alto e
lontano da lui. Universo, sul pagliericcio, si addormentò. Era rosso in viso,
con i capelli e pesava come un piccolo torello. Non furono necessari troppi
sforzi per farlo urlare. Dopo il primo colpo già fece capire che razza di anima
avesse visto la luce. “Che nome gli metterete ?” – chiese la levatrice,
posandolo fra le braccia del padre. La partoriente, sfinita, intervenne senza
capire di cosa si stesse parlando: “Ho visto tutte le stelle dell’universo e
non pensavo che fosse così grande”. Il marito, che aveva sofferto con lei
durante il travaglio e più di ogni altra cosa al mondo temeva di perderla, emozionato,
sollevò il piccolo in aria, ripetendo le parole della moglie:”Grande come
l’Universo”. “Si – sospirò la donna confusa – lo chiameremo così”. “Come?”
“Universo”. “Ma che nome è?” – chiese ancora l’uomo. “E’ un nome bellissimo.
Si, hai ragione caro, lo chiameremo Universo”.

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