Cuba è sempre stata la patria dei grandi pugili, sia negli
anni del professionismo antecedenti il 1962 sia in quelli successivi quando,
per motivi di sicurezza dei boxeador, fu imposto il dilettantismo e un limitato
numero di riprese. Cuba è stata, con l’eccezione di Montreal 76, la squadra da
battere nei giochi Olimpici da Monaco in poi. Ad Atene ha conquistato 5 titoli
iridati su un totale di 8 medaglie vinte. Nonostante il dilettantismo, la
storia del pugilato cubano ha sempre attirato migliaia di tifosi e di
osservatori con gli occhi puntati sulle stelle. Kid Chocolate (Eligio Sardinas
Montalvo) campione del mondo negli anni ‘30, Teofilo Stevenson passato alla
storia non solo per le medaglie olimpioniche (Monaco ‘72 e Montreal ‘76) ma
soprattutto perché ebbe il coraggio, dopo i Giochi di Montreal, di rifiutare 5
milioni di dollari per passare al professionismo. Famosa la sua frase: “Cosa
valgono 5 milioni di dollari se ho l’amore di 8 milioni di cubani?” Sembrava
una frase retorica e invece Teofilo fu capace di mantenere la sua parola, vincendo
ancora l’Olimpiade di Mosca.
La sua scelta, misto di rispettabilità e orgoglio,
fu considerata importante per la Revolucion quasi come la vittoria alla Baia
dei porci, per aver opposto un fermo rifiuto alle sirene nordamericane sempre
pronte a cantare, dimostrando un affetto verso la sua terra e un credo profondo
nella società dove viveva. Mancò l’appuntamento con la quarta medaglia d’oro
solo perché Cuba, disertò i giochi di Los Angeles dell’84, come tutti i paesi
del blocco socialista.
Maikro Romero una medaglia d'oro alle Olimpiadi di Atlanta
1996 nella categoria pesi mosca e ancora Mario Kindelan, Guglielmo Rigondeaux,
Yudel Johnson. Senza dimenticare Felix Savon, allievo di Stevenson, peso
massimo, olimpionico nel 1992, 1996 e 2000 o l’amatissimo Giraldo Cordova
Cardin, bravo e imbattuto, caduto nell’assalto alla Caserma Moncada, nel luglio
1953 e alla cui memoria è intestato il più famoso torneo internazionale mentre
disseminate in ogni angolo della Perla dei Caraibi troviamo numerose palestre.
All’Avana due su tutte sono famose: la sala polivalente “Kid Chocolate”, di
fronte al Capitolio che ospita campionati locali e nazionali mentre i campionati
internazionali si svolgono nel più capiente “Coliseo de la Ciudad Deportiva”. Ma il santuario che sforna campioni è senza dubbio l’Arena
Rafael Trejo. Il benvenuto viene dato a chiunque si presenti all’ingresso. E’
qui che nel caldo torrido dei Caraibi i giovani pugili eseguono movimenti e
tecniche che sembrano danze e non combattimenti. Ad aiutare lo sviluppo di
questo sport è intervenuta la Revolucion che ha voluto che l’attività sportiva
fosse un percorso di miglioramento di tutti gli individui; l’escuela de
boxeo cubana concentra tutto l’insegnamento sulla tecnica e sulla
tattica, sui colpi dritti e lunghi, non sulla potenza e sullo scopo di fare
male all’avversario e anche se le sirene dei soldi facili statunitensi sono
sempre lì a cantare, pochi sono i ragazzi che cedono alla compra, ben sapendo
che verranno poi sfruttati per screditare l’isola caraibica e i suoi abitanti.
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