Dopo gli attacchi degli
aeroporti di Roma e Vienna del 1985, con 19 morti e 140 feriti, Gheddafi
dichiarò che avrebbe continuato a sostenere Rote Armee Fraktion, Brigate
Rosse ed IRA fintanto che i governi europei avessero sostenuto i
dissidenti libici. Il ministro degli esteri libico definì tra l'altro
"atti eroici" le stragi in questione. Dopo anni di scaramucce
occasionali con la Libia per le pretese che quest'ultima avanzava sul golfo
della Sirte come proprio territorio, gli Stati Uniti presero in
considerazione un attacco militare verso obiettivi libici in terraferma. Nel
marzo 1986, gli USA, per ribadire che il diritto internazionale fissa il limite
delle acque territoriali in 12 miglia nautiche (22 km), inviarono nella
regione una task force dotata di portaerei. La Libia reagì con aggressive
contro-manovre, che il 24 marzo sfociarono nel cosiddetto "incidente del
golfo della Sirte".
Dopo parecchi giorni di
colloqui diplomatici con i partner europei ed arabi, il Regan ordinò un
attacco alla Libia il 14 aprile. Diciotto aerei da attacco F-111F con
l'appoggio di quattro EF-111EA assieme a quindici aerei da attacco A-6,
A-7, FA-18 , e aerei per la guerra elettronica decollarono dalle portaerei USS
Saratoga, USS America e USS Coral Sea ferme nel golfo della Sirte,
colpirono cinque obiettivi alle 02:00 del 15 aprile, con l'intento dichiarato
di mandare un messaggio alla Libia e ridurne la capacità di sostenere e addestrare
terroristi.
Reagan avvisò che "se
necessario, lo faranno ancora."
Francia Italia e Spagna
rifiutarono agli Stati Uniti tanto il diritto di sorvolo quanto l'uso di
basi continentali europee per fare questo colpo di mano, costringendo l'Air
Force a compiere la sua parte di missione aggirando Francia e Spagna, sopra il Portogallo ed
attraverso lo Stretto di Gibilterra allungando ogni percorso di 1 300
miglia (2 100 km) ed imponendo un diffuso ricorso al rifornimento in
volo. Il diniego della Francia aggiunse da solo 2 800 km complessivi,
e fu opposto malgrado il fatto che proprio la Francia fosse stata bersaglio del
terrorismo diretto dal governo libico di Gheddafi.
Il raid
L'attacco iniziò alle 02:00
(ora libica), e durò circa dodici minuti, con 60 tonnellate di munizioni
sganciate. Diciotto bombardieri F-111 coadiuvati da quattro aerei per la guerra
elettronica EF-111 partiti dal Regno Unito bombardarono l'aeroporto di Tripoli,
un centro addestramento subacquei presso l'accademia navale e una caserma a Tripoli.
Durante il bombardamento un F-111 americano venne abbattuto da un missile
terra-aria (SAM) libico sul golfo della Sirte. Alcune bombe andarono fuori
bersaglio, colpendo siti civili e diplomatici di Tripoli in cui fu
sfiorata la stessa ambasciata francese.
Alcuni soldati libici, confusi
ed in preda al panico, abbandonarono le rispettive posizioni, mentre i loro
ufficiali tardavano ad impartire gli ordini del caso. La contraerea libica non
aprì il fuoco prima che gli aerei avessero già sorvolato i relativi obiettivi.
Ventiquattro aerei, tra F/A-18 Hornet e A-6 Intruder, decollati da portaerei
bombardarono radar ed installazioni antiaeree a Bengasi prima di colpire
le caserme Benina e Giamahiria. Numerose bombe mancarono il bersaglio e
raggiunsero aree residenziali, oltre che parecchie sedi diplomatiche
occidentali a Bengasi. (fonte: Wikipedia)
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