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lunedì 10 settembre 2018

La storia di Cuba va raccontata


Scrivere un romanzo non significa solo avere l’idea, decidere la trama, mettersi seduto a una scrivania davanti allo schermo e battere sui tasti. No. è molto altro. Scrivere un romanzo significa vivere i personaggi, essere coinvolti come fossimo noi, i personaggi. Immaginare le strade che percorrono, respirare odori e gli umori, leggere gli occhi degli altri, lottare, sognare. Quando ho messo il punto finale a “Il vento prima del vento”, chiudendo così la saga dei Gutierrez, ho provato un senso di abbandono. Come se un gruppo di persone care avesse intrapreso un viaggio per andare lontano. Invece i Gutierrez hanno ancora tanto da dire perché hanno sempre lottato per rimettere le cose al loro posto. Qui sul mio blog, le parole di uno dei personaggi.

La storia andava raccontata per fare luce sulle gesta dei Gutierrez. Di sicuro per ricordare le vicende di un popolo indomito e le rivoluzioni che avevano attraversato un secolo. Forse, valeva la pena di servirsene per rimettere le cose al loro posto. Per ridare dignità a quella parte di mondo che combatte in silenzio, che soffre, con la sola compagnia della speranza di una vita differente. Aveva ragione Yara: la rivoluzione era stata un vento capace di dare speranza. E loro, i Diaz diventati Gutierrez, erano stati un vento prima del vento, capaci, ognuno nel proprio tempo, di accendere le speranze per una moltitudine di persone. 



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