
Lidia, però, continuava ad attraversare senza sosta le linee nemiche.
Mi trasferirono nella zona di Mina del Frio, nelle
Vegas de Jibacoa e lei mi raggiunse lì, lasciando l'accampamento ausiliario del
quale era stata comandante per un certo tempo, e gli uomini che aveva comandato
con energia e persino con modi un po' tiranni ci, provocando qualche
rimostranza fra i cubani non abituati a essere comandati da una donna. La nostra postazione era la più
avanzata della rivoluzione, situata in una località denominata la Cueva, fra
Yao e Bayamo. Dovetti toglierle il comando perché era una posizione troppo pericolosa
e una volta individuata, accadeva spesso che i ragazzi dovessero andar via da lì sul filo delle pallottole. Cercai di
allontanarla definitivamente ma ci riuscii soltanto quando mi seguì nel nuovo
fronte di combattimento. Fra gli aneddoti che dimostrano il carattere di Lidia
ricordo adesso il giorno in cui morì un grande combattente ancora imberbe che
di cognome faceva Geilin, di Cardenas. Quando Lidia era lì, il ragazzo faceva
parte della nostra avanguardia. Mentre andava verso l'accampamento, di ritorno
da una missione, vide le guardie che avanzavano di nascosto sulla postazione,
in seguito senza dubbio a una spiata. La reazione di Lidia fu immediata.
Estrasse il piccolo revolver 32 per dare l'allarme con un paio di spari in
aria. Mani amiche glielo impedirono in tempo, altrimenti sarebbe costata la
vita a tutti. Ma i soldati avanzarono e presero di sorpresa la postazione
dell'accampamento. Guillermo Geilin si difese coraggiosamente fin quando,
ferito due volte, sapendo che cosa gli sarebbe successo se fosse caduto vivo
nelle mani degli sbirri, si suicidò. I soldati arrivarono, bruciarono ciò che
c'era da bruciare e se ne andarono. Il giorno seguente incontrai Lidia. Il suo
aspetto esprimeva la più grande disperazione per la morte del piccolo combattente
e anche indignazione contro la persona che le aveva Impedito di dare l'allarme.
Avrebbero ucciso me, diceva, ma il ragazzo
si sarebbe salvato; io ormai sono vecchia, lui non aveva neanche vent' anni.
Era quello l'argomento centrale delle sue conversazioni.
A volte sembrava che ci fosse come una sfida nel suo continuo disprezzo
verbale per la morte, ma tutte le missioni che le venivano assegnate venivano
portate perfettamente a termine.
Sapeva quanto mi piacevano i cuccioli e mi
prometteva continuamente che me ne avrebbe portato uno da L'A vana, ma non'
riuscì a mantenere la promessa. Nei giorni della grande offensiva dell'esercito,
Lidia portò a termine pienamente la sua missione. Entrò e uscì dalla Sierra,
portò e consegnò documenti importantissimi, stabilendo i nostri contatti col
mondo esterno. L'accompagnava un'altra combattente della sua stirpe, della
quale non ricordo che il nome, come quasi tutto l'esercito ribelle che la
conosce e la venera: Clodomira. Lidia e Clodomira erano diventate compagne
inseparabili nel pericolo, andavano e venivano insieme da una parte all'altra.
Avevo ordinato a Lidia che, appena arrivata a Las Villas, dopo l'invasione, si
mettesse in contatto con me, perché doveva essere il principale mezzo di
comunicazione con L'Avana e con il comando generale della Sierra Maestra.
Arrivai e subito dopo trovammo la sua lettera nella quale mi annunciava che
aveva un cucciolo da regalarmi e che me lo avrebbe portato col prossimo
viaggio. Quello fu il viaggio che Lidia e Clodomira non realizzarono mai. Poco
dopo venni a sapere che la debolezza di un uomo, cento volte inferiore come
uomo, come combattente, come rivoluzionario o come persona, aveva permesso
l'individuazione di un gruppo del quale Lidia e Clodomira facevano parte. I
nostri compagni si difesero fino alla morte. Lidia era ferita, quando la
portarono via.
I loro corpi sono scomparsi, Lidia e Clodomira stanno dormendo il loro ultimo sonno, insieme senza dubbio, come insieme avevano lottato negli ultimi giorni della grande battaglia per la libertà.
I loro corpi sono scomparsi, Lidia e Clodomira stanno dormendo il loro ultimo sonno, insieme senza dubbio, come insieme avevano lottato negli ultimi giorni della grande battaglia per la libertà.
Forse un giorno i loro resti verranno ritrovati in
qualche deposito di immondizie o in qualche campo solitario di quell'enorme
cimitero che è stata l’isola intera. Ma nell'esercito ribelle, fra quelli che
lottarono e si sacrificarono in quei giorni angosciosi, vivrà eternamente il
ricordo delle donne che rischiando quotidianamente rendevano possibili le
comunicazioni in tutta l'isola e fra tutte, per noi, per quelli che facemmo
parte del Fronte numero 1 e, personalmente, per me, Lidia occupa un posto
particolare. Per questo vengo oggi a lasciare come omaggio queste parole di
ricordo, come un modesto fiore, davanti alla tomba che aprì migliaia di bocche
nella nostra isola un tempo così allegra.
(diario del Che )
(diario del Che )
Nessun commento:
Posta un commento