
È così la vittoria? Un'entrata
senza fatica né gloria in piena notte, in una caserma il cui comandante si arrende
prima che glielo chiedano? Il Che disloca le guardie,
ordina di fare un inventario e di controllare le armi. Distribuisce nella
caserma i seicento uomini che adesso formano la sua colonna. All'alba va alla
CMQ nel Vedado, la stazione radiotelevisiva più importante dell'Avana. Sulla
porta lo trattengono: i miliziani delle reti urbane del 26 Luglio non conoscono
il Che. Si fa largo senza dare troppe spiegazioni. Via radio riesce a mettersi
in comunicazione con Fidel: si trova a Bayamo con Camilo, che è andato in aereo
verso est per riferire della pacifica conquista delle guarnigioni dell'Avana.
Il Che è esausto, ma come diceva bene Pinares, uno dei comandanti in seconda di
Camilo: «All'Avana non si poteva dormire, né sugli allori né su un letto. C'era
un'agitazione ... ». La Cabana è una fortezza del XVIII secolo che domina L'Avana,
arroccata sul mare in una profonda insenatura; un insieme di caserme e
casermette, fossati e fortificazioni, casematte e uffici. L'edera cresce lungo
le pareti e nei cortili si possono ancora vedere vecchi cannoni dell'epoca coloniale.
Nelle prime ore del 3 gennaio il Che fa riunire i tremila soldati batistiani
che si trovano nella fortezza. Fa un discorso di conciliazione. Il panorama non è ancora chiaro: I guerriglieri devono imparare la disciplina da voi e voi dovete
imparare dai guerriglieri come si vince una guerra. Fernandez Mell precisa:
«Rivolgendosi ai quasi trecento descamisados della sua colonna, già all'interno
della fortezza di La Cabana, il Che disse loro: ''Avete da imparare dal portamento
e dall'aspetto e dalla marzialità dei soldati dell'esercito che ci sono
qui"». Non si cela dietro queste parole un certo senso dell'umorismo? In
realtà Ernesto Guevara apprezzava enormemente il portamento e l'aspetto dei
suoi sbrindellati ribelli.
Una fotografia lo ritrarrà
esausto, profondamente dimagrito, ancora con il braccio al collo e la cicatrice
sulla fronte. Non ha dormito. In uno degli uffici della caserma scopre un
soldato davanti a una macchina da scrivere, un sergente dell'esercito batistiano.
Lo osserva attentamente. «Lei è stato fuori a combattere?»
«No, io lavoro in uffìcio.»
«E non ha torturato nessuno?»
L'uomo nega. Il Che gli chiede
se sa usare quella macchina da scrivere. L'uomo annuisce.
«Vada, si tolga l'uniforme e
poi torni qui»
Così comincia il rapporto con José
Manuel Manresa, destinato a durare per i seguenti cinque anni.
Per le strade si festeggia e
lo sciopero generale continua. In questi primi tre giorni della rivoluzione
ottocento esiliati tornano in aereo da tutte le parti d'America. Fidel lentamente,
molto lentamente, consolidando la vittoria politica più che assicurando quella
militare, avanza verso L'Avana. Più tardi dirà: «E poi costa una fatica
tremenda mantenere il passo, l'ordine della colonna, perché si infilano dentro
macchine da tutte le parti, e io dico che per fortuna non dobbiamo combattere,
perché sarebbe successo che ordinando di sparare con un mortaio avrebbe sparato
il flash di un giornalista». La notizia di un nuovo governo, comunicata da
Radio Rebelde per prima, è già sui giornali: Urrutia presidente, primo ministro
Miro Cardona e un gabinetto in cui domina l'opposizione borghese moderata, con
pochi elementi del 26 Luglio e da cui sono assenti le altre due forze
insurrezionali alleate: il psp e il Direttorio. Fidel conserva il controllo
quasi assoluto dell'esercito (comandante in capo e comandanti regionali uomini
del 26 Luglio); anche se cede per alcuni giorni il ministero della Guerra al
batistiano Rego Rubido, che è capitolato a Santiago, mantiene fermamente nelle
sue mani la polizia (Ameijeiras), e uomini del 26 Luglio sono a capo del neonato
ministero contro la Malversazione dei beni (Faustino Pérez), che perseguirà i
batistiani corrotti; della Pubblica Istruzione con Armando Hart; della Sanità
con un medico della Sierra, Julio Martinez Paez: dell'Interno con Luis Orlando
Rodriguez; del Lavoro con Marcelo Pernandez e delle Comunicazioni con tuski. È
un governo del 26 Luglio urbano, del Llano e dell'opposizione democratica più
blanda. Uno strano governo. Una parte degli esclusi si
mostra poco disposta ad accettarlo. Verso le quattro del pomeriggio la colonna
del Direttorio entra all'Avana e, per dimostrare che gli deve essere riconosciuto
un ruolo nel processo rivoluzionario, occupa Il Palacio Nacional, il palazzo
del Presidente. Con l'arrivo di Franqui
all'Avana, Revolucion, il giornale del 26 Luglio, si trasforma in un quotidiano
ad alta tiratura sequestrando gli impianti di un giornale batistiano.
Un'inserzione nelle pagine interne mostra, nella tipica estetica della
pubblicità degli anni cinquanta, un barbudo con una granata alla cintura faccia
a faccia con un imbianchino, e una scritta fra i due: «Tutta la nostra
fiducia». L'inserzione registra «il commosso applauso» della Dupont
Interamerican Chemical Co. alla rivoluzione. Un amore abbastanza effimero.
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