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giovedì 3 gennaio 2019

3 gennaio 1959: E' così la vittoria?


Passata la mezzanotte - era ormai il 3 gennaio - il gruppo del Che raggiunge l'ingresso della fortezza. Ci sono delle sentinelle, le quali si mantengono a prudente distanza da alcuni miliziani, mandati da Gaspar Gonzalez Lanuza, che sorvegliano la base dall'esterno. Il Che non esita ed entra a piedi, senza tentennamenti: esattamente come ha fatto Camilo qualche ora prima a Columbia. Lo riceve un "militare puro", Varela, che subito gli consegna il comando. Ha passato le ultime ore nel terrore, pensando che la guarnigione batistiana volesse avvelenarlo e rifiutandosi di mangiare e di bere.
È così la vittoria? Un'entrata senza fatica né gloria in piena notte, in una caserma il cui comandante si arrende prima che glielo chiedano? Il Che disloca le guardie, ordina di fare un inventario e di controllare le armi. Distribuisce nella caserma i seicento uomini che adesso formano la sua colonna. All'alba va alla CMQ nel Vedado, la stazione radiotelevisiva più importante dell'Avana. Sulla porta lo trattengono: i miliziani delle reti urbane del 26 Luglio non conoscono il Che. Si fa largo senza dare troppe spiegazioni. Via radio riesce a mettersi in comunicazione con Fidel: si trova a Bayamo con Camilo, che è andato in aereo verso est per riferire della pacifica conquista delle guarnigioni dell'Avana. Il Che è esausto, ma come diceva bene Pinares, uno dei comandanti in seconda di Camilo: «All'Avana non si poteva dormire, né sugli allori né su un letto. C'era un'agitazione ... ». La Cabana è una fortezza del XVIII secolo che domina L'Avana, arroccata sul mare in una profonda insenatura; un insieme di caserme e casermette, fossati e fortificazioni, casematte e uffici. L'edera cresce lungo le pareti e nei cortili si possono ancora vedere vecchi cannoni dell'epoca coloniale. Nelle prime ore del 3 gennaio il Che fa riunire i tremila soldati batistiani che si trovano nella fortezza. Fa un discorso di conciliazione. Il panorama non è ancora chiaro: I guerriglieri devono imparare la disciplina da voi e voi dovete imparare dai guerriglieri come si vince una guerra. Fernandez Mell precisa: «Rivolgendosi ai quasi trecento descamisados della sua colonna, già all'interno della fortezza di La Cabana, il Che disse loro: ''Avete da imparare dal portamento e dall'aspetto e dalla marzialità dei soldati dell'esercito che ci sono qui"». Non si cela dietro queste parole un certo senso dell'umorismo? In realtà Ernesto Guevara apprezzava enormemente il portamento e l'aspetto dei suoi sbrindellati ribelli.
Una fotografia lo ritrarrà esausto, profondamente dimagrito, ancora con il braccio al collo e la cicatrice sulla fronte. Non ha dormito. In uno degli uffici della caserma scopre un soldato davanti a una macchina da scrivere, un sergente dell'esercito batistiano. Lo osserva attentamente. «Lei è stato fuori a combattere?»
«No, io lavoro in uffìcio.»
«E non ha torturato nessuno?»
L'uomo nega. Il Che gli chiede se sa usare quella macchina da scrivere. L'uomo annuisce.
«Vada, si tolga l'uniforme e poi torni qui»
Così comincia il rapporto con José Manuel Manresa, destinato a durare per i seguenti cinque anni.
Per le strade si festeggia e lo sciopero generale continua. In questi primi tre giorni della rivoluzione ottocento esiliati tornano in aereo da tutte le parti d'America. Fidel lentamente, molto lentamente, consolidando la vittoria politica più che assicurando quella militare, avanza verso L'Avana. Più tardi dirà: «E poi costa una fatica tremenda mantenere il passo, l'ordine della colonna, perché si infilano dentro macchine da tutte le parti, e io dico che per fortuna non dobbiamo combattere, perché sarebbe successo che ordinando di sparare con un mortaio avrebbe sparato il flash di un giornalista». La notizia di un nuovo governo, comunicata da Radio Rebelde per prima, è già sui giornali: Urrutia presidente, primo ministro Miro Cardona e un gabinetto in cui domina l'opposizione borghese moderata, con pochi elementi del 26 Luglio e da cui sono assenti le altre due forze insurrezionali alleate: il psp e il Direttorio. Fidel conserva il controllo quasi assoluto dell'esercito (comandante in capo e comandanti regionali uomini del 26 Luglio); anche se cede per alcuni giorni il ministero della Guerra al batistiano Rego Rubido, che è capitolato a Santiago, mantiene fermamente nelle sue mani la polizia (Ameijeiras), e uomini del 26 Luglio sono a capo del neonato ministero contro la Malversazione dei beni (Faustino Pérez), che perseguirà i batistiani corrotti; della Pubblica Istruzione con Armando Hart; della Sanità con un medico della Sierra, Julio Martinez Paez: dell'Interno con Luis Orlando Rodriguez; del Lavoro con Marcelo Pernandez e delle Comunicazioni con tuski. È un governo del 26 Luglio urbano, del Llano e dell'opposizione democratica più blanda. Uno strano governo. Una parte degli esclusi si mostra poco disposta ad accettarlo. Verso le quattro del pomeriggio la colonna del Direttorio entra all'Avana e, per dimostrare che gli deve essere riconosciuto un ruolo nel processo rivoluzionario, occupa Il Palacio Nacional, il palazzo del Presidente. Con l'arrivo di Franqui all'Avana, Revolucion, il giornale del 26 Luglio, si trasforma in un quotidiano ad alta tiratura sequestrando gli impianti di un giornale batistiano. Un'inserzione nelle pagine interne mostra, nella tipica estetica della pubblicità degli anni cinquanta, un barbudo con una granata alla cintura faccia a faccia con un imbianchino, e una scritta fra i due: «Tutta la nostra fiducia». L'inserzione registra «il commosso applauso» della Dupont Interamerican Chemical Co. alla rivoluzione. Un amore abbastanza effimero.

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