Nel frattempo all'Avana, nelle
prime ore del pomeriggio nel Parque Central c'è una manifestazione operaia a
sostegno della rivoluzione; sui muri degli edifici viene appesa la bandiera del
26 Luglio e compaiono manifesti che inneggiano a Fidel. Con quel che resta
della dittatura in fuga o in fase di sgretolamento, scoppiano sporadiche sparatorie
fra le milizie urbane dei ribelli e i poliziotti o le formazioni paramilitari,
come le Tigri del senatore Masferrer. Le strade si riempiono di automobili
requisite, mentre la saggezza convertita in vendetta si scaglia contro i
simboli del potere decaduto, buttando in strada le roulette e i tavoli da gioco
dei casinò.E alle cinque e un quarto del pomeriggio le avanguardie della
colonna di Camilo entrano a Columbia senza incontrare resistenza da parte dei
"militari puri", che hanno sostituito i batistiani al comando del più
importante centro militare della dittatura. Lì Camilo riceve una chiamata del
Che, che si trova a metà strada con una colonna che è andata aumentando grazie
all'affluenza di miliziani. Durante il tragitto il Che si
dichiara ufficialmente ad Aleida March. Quest'ultima racconta che il Che «non scelse
il momento migliore» per farlo, mentre la carovana dei guerriglieri avanzava
verso L'Avana. Aggiunge che «durante la battaglia di Santa Clara stavamo
camminando in una via del centro [ ... l quando improvvisamente apparve un
carro armato, che ci attaccò. Il Che e Harry corsero in una direzione, mentre
io rimasi indecisa, e poi subito attraversai la strada e mi riunii a loro. In
quel momento credo di aver attraversato anche la linea immaginaria che mi
separava dal Che». E quel 2 gennaio «ci fermammo
in paese prima di Colon per fare benzina. Il Che sembrava assopito, erano
giorni che non dormivamo, quando all'improvviso mi disse: "Ho capito di
amarti quando ci è arrivato addosso il carro armato". lo non risposi e lui
non aggiunse altro».
E riferisce ancora: «A quella
confessione inaspettata, mezzo addormentata com'ero, non diedi più di tanto
peso». A sera inoltrata il Che vede
per la prima volta L'Avana, la capitale della Repubblica, una città di cui gli
hanno parlato centinaia di volte ma che non ha mai visto, una città che deve
sembrargli irreale. Enrique Acevedo ricorda che uno dei guajiros del suo
plotone esclamò: «Per mille salsicce! Questo sì che è incredibile!».
Fernandez Mell ricorda:
«Dall'azienda telefonica il Che cerca di mettersi in comunicazione con Camilo a
Columbia, ma non ci riesce. Sulla sua macchina c'erano Castellano che guidava,
lui e Aleida, e dietro Hermes e Villegas. Mi disse che bisognava trovare un
itinerario per entrare all'Avana che però non fosse quello abituale. Gli dissi
che lo avrei condotto lungo una strada secondaria [ .. ·l. All'altezza di
Cuatro Caminos girammo a sinistra, passammo per Managua, Santiago de las Vegas,
Rancho Boyeros, e dentro la Ciudad Deportiva svoltammo a destra percorrendo
tutta la via BIanca, l'avenida Gancedo, l'avenida de la Motorizada, l'avenida
del Puerto, fino a raggiungere il tunnel».
Mentre entrano nel tunnel il
Che resta impressionato, non si era immaginato che L'Avana fosse una città così
moderna.
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