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mercoledì 2 gennaio 2019

Guevara vede per la prima volta la capitale cubana


Nel frattempo all'Avana, nelle prime ore del pomeriggio nel Parque Central c'è una manifestazione operaia a sostegno della rivoluzione; sui muri degli edifici viene appesa la bandiera del 26 Luglio e compaiono manifesti che inneggiano a Fidel. Con quel che resta della dittatura in fuga o in fase di sgretolamento, scoppiano sporadiche sparatorie fra le milizie urbane dei ribelli e i poliziotti o le formazioni paramilitari, come le Tigri del senatore Masferrer. Le strade si riempiono di automobili requisite, mentre la saggezza convertita in vendetta si scaglia contro i simboli del potere decaduto, buttando in strada le roulette e i tavoli da gioco dei casinò.E alle cinque e un quarto del pomeriggio le avanguardie della colonna di Camilo entrano a Columbia senza incontrare resistenza da parte dei "militari puri", che hanno sostituito i batistiani al comando del più importante centro militare della dittatura. Lì Camilo riceve una chiamata del Che, che si trova a metà strada con una colonna che è andata aumentando grazie all'affluenza di miliziani. Durante il tragitto il Che si dichiara ufficialmente ad Aleida March. Quest'ultima racconta che il Che «non scelse il momento migliore» per farlo, mentre la carovana dei guerriglieri avanzava verso L'Avana. Aggiunge che «durante la battaglia di Santa Clara stavamo camminando in una via del centro [ ... l quando improvvisamente apparve un carro armato, che ci attaccò. Il Che e Harry corsero in una direzione, mentre io rimasi indecisa, e poi subito attraversai la strada e mi riunii a loro. In quel momento credo di aver attraversato anche la linea immaginaria che mi separava dal Che». E quel 2 gennaio «ci fermammo in paese prima di Colon per fare benzina. Il Che sembrava assopito, erano giorni che non dormivamo, quando all'improvviso mi disse: "Ho capito di amarti quando ci è arrivato addosso il carro armato". lo non risposi e lui non aggiunse altro».
E riferisce ancora: «A quella confessione inaspettata, mezzo addormentata com'ero, non diedi più di tanto peso». A sera inoltrata il Che vede per la prima volta L'Avana, la capitale della Repubblica, una città di cui gli hanno parlato centinaia di volte ma che non ha mai visto, una città che deve sembrargli irreale. Enrique Acevedo ricorda che uno dei guajiros del suo plotone esclamò: «Per mille salsicce! Questo sì che è incredibile!».
Fernandez Mell ricorda: «Dall'azienda telefonica il Che cerca di mettersi in comunicazione con Camilo a Columbia, ma non ci riesce. Sulla sua macchina c'erano Castellano che guidava, lui e Aleida, e dietro Hermes e Villegas. Mi disse che bisognava trovare un itinerario per entrare all'Avana che però non fosse quello abituale. Gli dissi che lo avrei condotto lungo una strada secondaria [ .. ·l. All'altezza di Cuatro Caminos girammo a sinistra, passammo per Managua, Santiago de las Vegas, Rancho Boyeros, e dentro la Ciudad Deportiva svoltammo a destra percorrendo tutta la via BIanca, l'avenida Gancedo, l'avenida de la Motorizada, l'avenida del Puerto, fino a raggiungere il tunnel».
Mentre entrano nel tunnel il Che resta impressionato, non si era immaginato che L'Avana fosse una città così moderna.

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