
“Credo di aver imparato qualcosa – dissi guardando le foto – tutti insieme
possiamo cambiare le cose, ma bisogna cominciare dal basso, ognuno con la
propria spinta…”.
“È una buona idea: guardare avanti e inventare nuove rivoluzioni”.
E’ inutile dire che quella storia mi aveva coinvolto e abbracciai a lungo e
con forza quelle due persone che avevano vissuto molto più che un’avventura:
una rivoluzione.
Man sembrava stanco. “Non c’è molto altro da sapere” – disse con un sorriso
gentile. La lunga chiacchierata, il fumo, la bottiglia di ron, avevano lasciato
in lui un senso di spossatezza. Aveva occhiaie scure sotto gli occhi. Mi alzai,
mi abbottonai la giacca, Ermanno mi salutò con un'espressione di soddisfazione,
diedi la mano a Yara e lei sfiorò appena la mia e mi lasciò con un sorriso. Mi
avviai.
Salii sul taxi senza parlare, pensando agli ultimi sussulti dell’anno
incredibile, il 1958 e di quel 31 dicembre, notte in cui la popolazione cubana
poté finalmente riversarsi nelle strade e gridare: “Batista ha huido!”
La notte in cui, insieme al dittatore in fuga, se ne andarono i sogni dei
mafiosi sbarcati dagli States.
L’ultima notte passata lontano dalla Capitale habanera dagli uomini della
Revoluciόn fidelista.
Poi arrivò la riforma agraria, la salute pubblica e l’istruzione diffusa,
il bloqueo, la baia dei porci, gli attentati, … ma questa è un’altra storia.
Per ironia della sorte il canale su cui era sintonizzata la radio del
taxero trasmetteva una vecchia canzone: “… y con Fidel te decimo, hasta siempre
Comandante …aqui se queda la clara, entraňable trasparencia, de tu querida
presencia…”
(da Il Vento prima del Vento - quarto e ultimo volume della Saga dei Gutierrez)
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