Quando Yara Gutierrez vide una Chevrolet parcheggiata con
il motore acceso davanti al cancello della villa dei suoi genitori, capì che la
sua vita sarebbe cambiata per sempre. E allora cominciò a correre, correre senza
pensare a altro, percorrendo quei sentieri di cui conosceva ogni filo d’erba.
Con la paura a riempire la bocca asciutta, gli occhi aperti su un futuro nero
come la notte, in preda al panico, senza avere il tempo di piangere. Lo avrebbe
voluto fare fino a squarciarsi la gola, ma la paura la assaliva a ondate simili
a pugni e intorpidiva le sue reazioni. Si sentiva come se avesse fumato una di
quelle erbe dal sapore denso che circolavano tra gli studenti, trascinata in un
mondo lontano, in un incubo non suo sul quale non aveva alcun controllo. E
così, dopo essersi vestita in tutta fretta, con un paio di pantaloni di
cotone, una maglietta e un paio di scarpe afferrate al volo, fuggì dalla villa.
Uscì dalla parte posteriore della casa e fu la sua salvezza. Attraversò il
grande giardino tremando, con l’acqua che le bagnava i capelli, penetrando
sotto i vestiti. Una borsa contenente alcuni diari e pochi dollari che suo
padre, el jefe Gutierrez, era riuscito a ficcarci dentro, erano tutta la sua
ricchezza.
“Yara, verranno subito a cercarti. E’ meglio che non ti
trovino – le aveva detto – scappa verso la
Sierra. Solo lì troverai la salvezza”.
(tratto da: Il Vento prima del vento)
(tratto da: Il Vento prima del vento)
Nessun commento:
Posta un commento